Esattamente dieci anni fa - era il pomeriggio di
domenica 30 luglio 2006 - presentavo "al mondo" il mio mondo, quel
microcosmo popolato di personaggi e peripezie che battezzai con il bislacco
titolo "Gli eredi di Vespasiano".
L'idea doveva essere nata circa un anno prima, quando
una fabula intrecciata di emozioni, sprazzi di vita e vicende della
quotidianità, più o meno verosimili, bussò in modo quasi inaspettato alla porta
della mia immaginazione.
Fu bellissimo allestire, con una fantastica manodopera
di pensieri, un romanzetto a misura d'uomo e a portata di diciassettenne,
occupato prima dalla famiglia del Conte Ottorini D'Orlandi (il protagonista) e
poi, gradatamente, dalla variegata umanità di un intero borgo, destinato ad un
inesorabile abbandono.
Doveva essere un manifesto per denunciare lo
spopolamento del Cicolano, il mio luogo dell'anima. Diventò un modesto pamphlet
sentimentale, una divertente occasione per conoscere il mondo dell'editoria e
gli universi delle singole persone che, una volta letto il libro, mi
dispensavano chi consigli chi critiche, chi complimenti incondizionati chi
richieste di precisazione, chi attestati di affetto chi callimachee
"tirate d'orecchie" per una virgola di troppo o per quell'anafora
inutilmente abusata.
Il romanzo conobbe comunque una piccola fortuna, io
una fortuna grande.
Tuttora rimane una bella porzione di vita, che non
dimenticherò mai - Alzheimer permettendo.
Ringrazio quanti fin dall'inizio vollero credere in
me, incoraggiandomi a scrivere.
Ringrazio quanti intervennero a Petrella Salto e nelle
numerose altre presentazioni tenute, a seguire, in giro per l'Italia centrale.
Ringrazio quanti mi diedero la possibilità di
presentarlo nel mio Liceo, in altre scuole, nelle Associazioni, in prestigiose
Sedi Istituzionali, nei Gruppi d'Azione Locale, all'ANSA, che diramò un
comunicato, e in Rai.
Ringrazio quanti comprarono una copia finanziando il
mio sogno.
Ringrazio quanti mi regalarono il loro tempo e la loro
fiducia, scorrendo con gli occhi, per qualche ora, tra le righe in Times 12
punti e trovandovi evidentemente qualcosa di semplice e forse interessante,
tanto da proseguire fino al trentesimo capitolo.
Per celebrare questa ricorrenza, avevo pensato di
ripubblicare il libro in formato digitale, in un'edizione riveduta e corretta.
Ma i tempi tecnici e soprattutto la voglia di non "corrompere", con i
facili dettami della maturità, i refusi e la sintassi di "gioventù"
mi hanno spinto a lasciare immutate le cose.
"Gli eredi di Vespasiano" appartiene ormai
all'universo dei miei ricordi ed è bello conservare intatto ogni dettaglio, che
è preziosa testimonianza di un piacevole e divertente passato: vuoi mettere il
caso di ritrovare quella virgola o quell'anafora ed avvertire un lieve spasmo del
cuore tra venti, trenta o magari quarant'anni?
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