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sabato 8 ottobre 2022

Premio Chatwin 2022: a Lerici si cammina per il Mondo

Dopo una lunghissima pausa, nel corso della quale tanta acqua è fluita sotto i ponti della storia, eccomi di nuovo su questo blog. 

L'occasione è l'invito al Premio Chatwin 2022, un evento dedicato alla letteratura di viaggio che è esso stesso un viaggio nella letteratura e nelle arti. Come ogni anno, opere inedite di narrativa e fotografia saranno valorizzate e applaudite alla presenza di esponenti di spicco nel panorama culturale italiano e internazionale. Per scoprirne insieme di più, ci vediamo il 22 ottobre: cammineremo per il Mondo tra le atmosfere romantiche e poetiche di Lerici!



giovedì 23 agosto 2018

A San Pietro della Ienca con Silvio Crisari e i sogni del calcio

Per domenica 2 settembre non prendete altri impegni: ci vediamo nell'antico borgo di San Pietro della Ienca (L'Aquila) con Silvio Crisari, nuovo Commissario Tecnico della Nazionale Norvegese di Futsal. 

Verrà presentato il volume di Mario Bocchetti, Silvio Crisari Ciro Ruotolo, "Il Rettangolo dei Sogni" (Europa Edizioni, 2017).


lunedì 3 luglio 2017

Geniale dissacratore

Chi rappresenta Fantozzi? Il mio omaggio a Paolo Villaggio nel giorno della sua scomparsa.




Non di tic stiamo parlando, non di smorfie - che appartenevano semmai a Totò - ma di un'epoca. 
Paolo Villaggio ci ha consegnato, al dettaglio, un magnifico pacchetto di Anni '70, in cui la dialettica sociale si fa intelligente dissacrazione: dissacrazione dell'etichetta di una certa aristocrazia, parzialmente decaduta e non più, per mezzi e competenze, automatico sinonimo di governance; dissacrazione della dorata "consuetudine" dei megadirettori, che non si scandalizzano dei propri vizi nemmeno di fronte alla poesia natalizia dell'innocente figliolo di un subalterno; dissacrazione degli schemi familiari: c'è stima, quale amore!; dissacrazione della liturgia del tradimento coniugale, o meglio, della sua intenzione mai compiutamente realizzata (l'episodio di Cortina è un po' banale e grossolano); dissacrazione della cultura d'establishment, quella che da un "occhio della madre" può arrivare a costruire un'ermeneutica d'avanguardia che trova posto solo nei trattati della biblioteca del cinecircolo; dissacrazione della commedia, che in modo rivoluzionario inaugura una nuova stagione cinematografica. 
Fantozzi è immerso nella commistione magmatica di una società che evolve in fretta, quella in cui un impiegato (non ancora un operaio!) può divorare il tordo accanto all'Arcivescovo o svelare l'assassino de L'albicocco al curaro alla contessina Alfonsina, l'azionista di riferimento. Il malcostume appiana ogni differenza sociale, come a nascondere le rughe di un'Italia stanca e invecchiata. Eppure, nel grigiore del piombo di quegli anni, scintillano smaglianti, come fossero coperti di trucco, i titoli e le onorificenze ridondanti nelle targhe e nei biglietti da visita: la forma conta ancora. Eccome. "Ma mi dà del tu?" domanda scandalizzato Fantozzi all'amico Filini. "No, è congiuntivo: batti lei!". Dissacrazione della comunicazione.

lunedì 10 ottobre 2016

Classicisti di tutta Italia, subscribite!

Desidero segnalarvi un'iniziativa che ho sottoscritto, perché il Liceo Classico, fiore all'occhiello del Sistema Educativo Italiano, torni rigoglioso come un tempo:

martedì 30 agosto 2016

Una preghiera per Amatrice, Accumoli e Arquata

Cristo, sei il Figlio dell'Uomo
sospeso tra bilico e baratro.
Cristo, distendi le braccia
e placa la Natura ansimante.
Cristo, la Tua croce è caduta, 
è la Tua casa ridotta in macerie.
Cristo, spalanca il Tuo abbraccio
come montagna circonda le greggi.
Cristo, sii guida nel Cielo
e in Terra rifugio al pastore.
Cristo, dammi la pace
perché non trovo risposte al Mistero.




sabato 30 luglio 2016

Dieci anni

Esattamente dieci anni fa - era il pomeriggio di domenica 30 luglio 2006 - presentavo "al mondo" il mio mondo, quel microcosmo popolato di personaggi e peripezie che battezzai con il bislacco titolo "Gli eredi di Vespasiano".
L'idea doveva essere nata circa un anno prima, quando una fabula intrecciata di emozioni, sprazzi di vita e vicende della quotidianità, più o meno verosimili, bussò in modo quasi inaspettato alla porta della mia immaginazione.
Fu bellissimo allestire, con una fantastica manodopera di pensieri, un romanzetto a misura d'uomo e a portata di diciassettenne, occupato prima dalla famiglia del Conte Ottorini D'Orlandi (il protagonista) e poi, gradatamente, dalla variegata umanità di un intero borgo, destinato ad un inesorabile abbandono.
Doveva essere un manifesto per denunciare lo spopolamento del Cicolano, il mio luogo dell'anima. Diventò un modesto pamphlet sentimentale, una divertente occasione per conoscere il mondo dell'editoria e gli universi delle singole persone che, una volta letto il libro, mi dispensavano chi consigli chi critiche, chi complimenti incondizionati chi richieste di precisazione, chi attestati di affetto chi callimachee "tirate d'orecchie" per una virgola di troppo o per quell'anafora inutilmente abusata.
Il romanzo conobbe comunque una piccola fortuna, io una fortuna grande.
Tuttora rimane una bella porzione di vita, che non dimenticherò mai - Alzheimer permettendo.
Ringrazio quanti fin dall'inizio vollero credere in me, incoraggiandomi a scrivere.
Ringrazio quanti intervennero a Petrella Salto e nelle numerose altre presentazioni tenute, a seguire, in giro per l'Italia centrale.
Ringrazio quanti mi diedero la possibilità di presentarlo nel mio Liceo, in altre scuole, nelle Associazioni, in prestigiose Sedi Istituzionali, nei Gruppi d'Azione Locale, all'ANSA, che diramò un comunicato, e in Rai.
Ringrazio quanti comprarono una copia finanziando il mio sogno.
Ringrazio quanti mi regalarono il loro tempo e la loro fiducia, scorrendo con gli occhi, per qualche ora, tra le righe in Times 12 punti e trovandovi evidentemente qualcosa di semplice e forse interessante, tanto da proseguire fino al trentesimo capitolo.

Per celebrare questa ricorrenza, avevo pensato di ripubblicare il libro in formato digitale, in un'edizione riveduta e corretta. Ma i tempi tecnici e soprattutto la voglia di non "corrompere", con i facili dettami della maturità, i refusi e la sintassi di "gioventù" mi hanno spinto a lasciare immutate le cose.
"Gli eredi di Vespasiano" appartiene ormai all'universo dei miei ricordi ed è bello conservare intatto ogni dettaglio, che è preziosa testimonianza di un piacevole e divertente passato: vuoi mettere il caso di ritrovare quella virgola o quell'anafora ed avvertire un lieve spasmo del cuore tra venti, trenta o magari quarant'anni?



lunedì 19 ottobre 2015

A Villa d’Este concerto per la Lotta alla SLA

L’Associazione «Cultura e Solidarietà», organizzazione di volontariato del Duomo di Tivoli, attiva nella promozione di iniziative culturali, di doposcuola e di integrazione, invita a partecipare al l’Edizione 2015 del Concerto di Musica Classica a Villa d’Este.
L’evento, patrocinato dal Comune di Tivoli, rappresenta ormai una consuetudine molto apprezzata nel panorama culturale tiburtino e quest’anno vedrà esibirsi talentuosi musicisti del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, che eseguiranno brani di Luigi Boccherini (Musica notturna delle strade di Madrid op. 30 n. 6) e di Franz Schubert (Quintetto in Do Maggiore D. 956). Saranno inoltre lette opere poetiche della Letteratura Italiana di Settecento e Ottocento.
Il ricavato della serata sarà devoluto ai progetti di Ricerca e di assistenza ai malati di SLA (Sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa del motoneurone) del Centro Clinico NEMO-Policlinico Gemelli diretto dal Prof. Mario Sabatelli.

L’appuntamento è per il 30 ottobre p.v., alle ore 17.00, presso la Sala d’Angolo di Villa d’Este in Tivoli. Per ulteriori informazioni: culturaesolidarietà@alice.it

sabato 29 agosto 2015

Vespasiano, benvenuto su Facebook!

Con grande piacere informo che da oggi è attiva su Facebook la pagina ufficiale de Gli eredi di Vespasiano. In vista del decimo anniversario dalla pubblicazione, che avvenne il 30 luglio 2006, con una presentazione organizzata presso Palazzo Maoli a Petrella Salto (Rieti), ho deciso di creare un nuovo canale di comunicazione in grado di ospitare opinioni, commenti, recensioni e ricordi. Per rivivere e condividere le emozioni di Borgo del Forno basterà un "Mi piace".
Per raggiungere la pagina dal social network è sufficiente digitare "Gli eredi di Vespasiano" nella barra di ricerca. In alternativa è possibile utilizzare il seguente linkhttps://www.facebook.com/pages/Gli-eredi-di-Vespasiano/1489694361329751?ref=bookmarks.

domenica 4 gennaio 2015

Il 2015 del "Giardino Socratico"

Buon anno, cari amici!
In qualità di Vicepresidente dell'Associazione Culturale "Il Giardino Socratico" - che dal 2013 promuove incontri e dibattiti nella Valle del Salto - vi invito ad iscrivervi alla nostra newsletter, attraverso la quale riceverete periodici aggiornamenti su tutte le attività. Basterà inviare una mail di adesione all'indirizzo giardinosocratico@gmail.com e sarete automaticamente inseriti nella mailing list. 
E poi non dite di non esser stati avvisati!



mercoledì 31 dicembre 2014

Santa Chelidonia, la “rondine” di Dio che volò verso Subiaco

Santa Chelidonia in un affresco
nel Sacro Speco di Subiaco (RM)
Il Cicolano, com’è noto, è una terra ricca di asperità e misticismo: ancora oggi sono molteplici le testimonianze del glorioso passato di spiritualità che ha visto in primo piano soprattutto donne forti, tenaci, spose della povertà, protagoniste di durissimi sacrifici e immensamente innamorate di Dio e della Sua Parola.
La più nota e popolare è senz’altro la Santa Baronessa Filippa, ma anche Costanza Mareri, Orinzia Colonna e Persiana Faina abitano ancora nella tradizione del territorio e nella memoria degli anziani della Valle, da sempre accarezzata dal vento della devozione.
Tra queste affascinanti figure femminili la meno conosciuta tra le alture verdi del Salto è senz’altro Santa Chelidonia, assai celebrata a Subiaco (RM), dove nel XVII secolo fu addirittura elevata a Protettrice della Città.
Nacque nel 1077, probabilmente presso Poggio Poponesco, castello situato nelle immediate vicinanze di Fiamignano, ove ancora oggi sorgono una chiesa, delle suggestive rovine medioevali e dove svetta imponente una torre divenuta ormai un simbolo.
Prima dei suoi vent’anni, Cleridonia – «Dono della sorte»: questo doveva essere il suo nome originario prima che fosse attestato Chelidonia (in greco: «rondine») – lasciò la terra di Cicoli, che la tradizione ufficiale indica come suo luogo di nascita, per stabilirsi in una grotta di Morra Ferogna, sui Monti Simbruini, due miglia a Nord-Est di Subiaco.
In questi posti, già tanto cari a Benedetto e Scolastica da Norcia, la Santa cicolana condusse una vita eremitica, fatta solo di contemplazione, preghiera e digiuno.
Tra il 1111 ed il 1122 si recò pellegrina a Roma per visitare le tombe degli Apostoli e di ritorno a Subiaco decise di prendere l’abito benedettino, che le fu consegnato solennemente dal Cardinale Conone, Vescovo di Palestrina.
Rimase nella spelonca sino alla morte, avvenuta nella notte tra il 12 ed il 13 ottobre del 1152.
Fu Papa Eugenio III a elevare Chelidonia agli onori degli altari. Nel Martirologio Romano è riportato al 13 ottobre: «Presso Subiaco nel Lazio, santa Chelidona, vergine: si tramanda che per cinquantadue anni abbia condotto vita solitaria e di estrema austerità servendo Dio solo».
Nel XVI secolo le sue spoglie furono trasportate nel Monastero di Santa Scolastica e il 21 ottobre 1695 fu proclamata Patrona di Subiaco, dove in suo onore si celebrano due feste: il 13 luglio per la traslazione e il 13 ottobre per il transito. Proprio in occasione di questa seconda ricorrenza, durante la processione che ha inizio dalla Basilica di Santa Scolastica viene trasportata un’ampolla contenente il cuore di Chelidonia, reliquia utilizzata per benedire la cittadina e l’intero territorio abbaziale; di notte, poi, i contadini che abitano ai piedi del monte accendono fuochi attorno alla spelonca, quasi a rinnovare la meravigliosa luce che rischiarò quel posto alla sua morte: come il globo luminoso che accompagnò Santa Filippa nella Casa del Cielo, così, secondo la tradizione, dalla spelonca sublacense si innalzò una colonna illuminata che segnò la fine della permanenza terrena della Santa.
Dunque a Subiaco e nel suo circondario è ancora forte e intenso il Culto per questa donna straordinaria, protagonista di un’esistenza storica difficile e interamente dedicata a Dio. Sono in molte in quel territorio a portare questo nome, molti sono gli omaggi alla Tomba della Santa e molte le preghiere recitate dai sublacensi dinanzi all’Effigie affrescata in una parete del Sacro Speco. A Fiamignano, invece, la memoria di questa Rondinella di Dio sembra quasi volata via.[*]



[*] Note bibliografiche:
B. Cignitti, Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova, Roma
P. Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi, Firenze 1977
V. Di Flavio, Donne del Cicolano: Santa Chelidonia, in AA. VV. “Scenari”, n.1 (2004), p. 53.

giovedì 21 agosto 2014

Un successo il Ricordo di Henny Romanin nel Cicolano

Oltre cento gli ospiti giunti nel “Giardino Socratico” di Mariachiara Durastante a Sant'Elpidio di Pescorocchiano (Rieti)

Henny Romanin
(Foto ed elaborazione grafica Marco Di Vincenzo)
La “voce” del Professor Henny Romanin, gentile, saggia e intelligente, ha ancora una volta richiamato tantissime persone, tra amici di una vita, ex-alunni e gente accorsa con la curiosità di conoscere meglio il grande storico di Petrella Salto scomparso prematuramente nel 1998. In più di cento, infatti, hanno accolto l’invito della Professoressa Mariachiara Durastante che, aprendo i cancelli della splendida villa di Sant’Elpidio di Pescorocchiano (Rieti), ha voluto celebrare la vita e le opere del Romanin in uno scenario suggestivo, dominato dalla vetta del Velino e dalle verdi alture della Valle del Salto.
La manifestazione si è svolta nel pomeriggio di martedì 19 agosto. Organizzato e moderato dai fondatori dell’Associazione “Il Giardino Socratico” – la Presidente Mariachiara Durastante ed il Vicepresidente Matteo Di Vincenzo – il convegno è stato inaugurato dalle Istituzioni locali, che, optando per un profilo legato al ricordo personale, hanno messo in risalto l’insegnamento di Henny Romanin e la necessità di applicare il suo esempio per un rilancio socio-economico del territorio. A prendere la parola sono stati Madre Elisabetta D’Angeli delle Suore Francescane di Santa Filippa Mareri di Borgo San Pietro (per l’occasione portavoce del messaggio di Madre Margherita Pascalizi e di S. Ecc. Mons. Delio Lucarelli, Vescovo di Rieti), i Consiglieri delegati dalle Istituzioni locali Bonventre (Pescorocchiano), Miarelli (Petrella Salto) e Valente (Fiamignano) e il Sindaco di Tornimparte Giammaria.
Magistrali le relazioni dei Professori Tersilio Leggio e Ileana Tozzi, che di Romanin erano amici prima ancora che colleghi di ricerche storiche nel territorio. Il profilo scientifico, ricco ed elegante, dei loro interventi ha magnificato il prestigio e l’autorevolezza dell’evento, essendo stati innumerevoli gli spunti di riflessione e gli inviti proposti dai due studiosi perché si prenda finalmente coscienza della ricchezza storica e culturale della Valle del Salto. Consapevolezza, questa, ben salda nella mente e nel cuore di Henny, che amava dispensare cultura attraverso i suoi numerosi libri e articoli, colti ma non conformi al puro stile accademico, come ben ricordato dal figlio Michele, che ha parlato in rappresentanza della Famiglia, presente, e dall’Assessore reatino Giuli, che ha espresso un commosso ricordo da ex allievo del Professore.
“Il Giardino Socratico”, al quale hanno preso parte anche Tiziano Bartoletti, Elisa Camilli, Antonia Di Genova, Stella Fabri, Giuseppe Ranucci e Silvia Ridolfi, ha dato prova ancora una volta del bisogno di esaltare cultura e dibattito nel Cicolano, proprio come ha amorevolmente insegnato – e continuerà ad insegnare – la “voce da non spegnere” di Henny Romanin. 

domenica 3 agosto 2014

Il Giardino Socratico della Valle del Salto ricorda Henny Romanin

COMUNICATO STAMPA

Il 19 agosto p.v. alle ore 17.00 presso Villa Durastante in Sant'Elpidio di Pescorocchiano (RI) si svolgerà il Ricordo di Henny Romanin, stimato ed amato insegnante del territorio, che dedicò parte della vita ad una ricerca approfondita ed attenta sulla storia e sulle tradizioni della Valle del Salto.
Il Giardino vuole rendergli omaggio insieme ai familiari, agli amici e ai colleghi. Oltre alla Prof. Mariachiara Durastante, Padrona di casa e Presidente dell'Associazione "Il Giardino Socratico", interverranno:

Prof. Tersilio Leggio
Storico 
Riscoprire la storia del Cicolano nel 2014: come recuperare e proseguire l’esperienza di Henny Romanin in un territorio ai margini del dibattito culturale

Prof. Ileana Tozzi
Museo dei beni ecclesiastici della Diocesi di Rieti 
Il Sacro, la religiosità e il misticismo nel Cicolano: riflessioni sulla ricerca storica e spirituale di Henny Romanin tra Santa Filippa Mareri e Santa Maria Apparì

Madre Margherita Pascalizi
Suore Francescane di Santa Filippa Mareri - Borgo San Pietro (RI)
Henny Romanin: il professore, l’amico

Saranno inoltre esposte opere pittoriche di Henny Romanin e di talentuosi artisti del territorio.

Per informazioni e per dare conferma della propria partecipazione inviare un'email all'indirizzo eredi.vespasiano@gmail.com. Ingresso libero.

sabato 15 marzo 2014

"Sogno o son desto (in tempi di crisi)?": voglio raccontare la speranza

Con questo mio racconto, che ieri in Campidoglio a Roma ha ottenuto un importante riconoscimento in occasione del Premio Nazionale "Alberoandronico", desidero inviare un educato ma forte grido di speranza. Perché sia la volta buona che il sogno del protagonista trovi un posto concreto nella realtà.



SOGNO O SON DESTO (IN TEMPI DI CRISI)?


È già ora di alzarsi, sono le sette. Il pendolo del salottino scandisce il tempo puntuale come se fosse svizzero, mentre questa odiosa marimba della sveglia del telefono ha il suono più metallico di quello che si sente in un’acciaieria. Devo assolutamente cambiare suoneria, ma ci penserò dopo.
Io e i miei soliti, quotidiani problemi di rigidità articolare... Ma ho trent’anni! Possibile che alla mia età sia già così pieno di dolori alla schiena e alle spalle? Sono costretto ad inaugurare come uno straccio questo faticosissimo lunedì mattina!
Più mi guardo allo specchio, più non mi riconosco: sono troppo stanco! E meno male che ho fatto la doccia ieri sera, perché adesso non ho proprio le forze.
L’unica consolazione che mi rimane è il cibo: come diceva quel professore di patologia generale sul cibo? Ah sì, che le endorfine danno piacere! E meno male, perché ho fame e non sto in piedi. Zuccheri, zuccheri, mi servono zuccheri: la «botta» di cortisolo è ancora lontana.
Non capisco come faccio ad essere così disordinato: non è normale che uno di trent’anni debba prepararsi la colazione trovandosi tra i fornelli un trial clinico e un lavoro scientifico sulle endocarditi infettive. Qualcuno mi potrebbe dire: «Hai scelto tu di fare il ricercatore a Malattie infettive e di vivere da solo in affitto!» Lo so, ma mi manca mamma, devo richiamarla più tardi e pregarla di passare un giorno a pulire un po’.
Rimane il fatto che la mattina un buon cappuccino ti rimette al mondo. Vediamo un po’ fuori che tempo fa!
Affacciarmi alla finestra e sorseggiare il cappuccino è una delle cose più belle, mentre il cielo, tra l’azzurro e il grigio, ti invita ad essere sereno, a ricominciare da capo un giorno, che può portarti un sacco di sorprese. E in effetti mi sorprendo.
Come è possibile? La piazza sotto casa è già piena di gente e sembra che tutto intorno a me abbia un colore più acceso, un profumo più intenso... Questo giorno già mi fa sentire felice!
È meglio sbrigarsi. «Non fare troppo il sognatore!» sembra dica la mia coscienza. «E vedi di non fare tardi all’Università!» sembra aggiungere. Sì, sì corro!
Apro la porta, esco di casa, accendo il telefono, scendo le scale, apro il portone e... la città mi riempie di luce!
«Che bello e che strano!» esclamo ad alta voce.
«Ha visto dottore?» mi dice quella pettegola della portiera, premio Nobel per il Gossip. «Questa notte sono cambiate molte cose! Lei è sempre precario, è ancora borsista o ha preso quel posto da strutturato?»
«Arrivederci, Aurora! Sono cambiate molte cose questa notte, ma la sua curiosità è sempre la stessa!». Che maleducato! Eh, ma quando ci vuole... Comunque è rimasta male, poverina!
In effetti, mi sembra tutto così diverso... Questa piazzetta alle sette e venti di mattina non è mai così piena di gente! Poi tutti con il sorriso stampato sulle labbra? E che sarà successo?
Bene, la città diventa felice. Meno male!
Ah, un messaggio sul cellulare. Eccolo, è il prof! Vediamo un po’:
«Buongiorno Alessandro, purtroppo stamattina ho avuto un piccolo contrattempo e non riuscirò ad arrivare in orario in Istituto. Posso chiederti di fare la lezione al posto mio, alle 9.30? Grazie. P.S. Usa le mie slide sulla Borreliosi di Lyme. Paolo.»
Non posso crederci! Io oggi inizio la giornata di lavoro facendo una lezione ai ragazzi del Quarto Anno! «Ma che è successo? Oggi è la giornata della Fortuna?» esclamo a gran voce dalla contentezza.
«Veramente siamo tutti felici perché finalmente da oggi il nostro è un Paese onesto!» mi dice una signora elegantissima.
«Prego?» replico io, senza aver ben capito.
«Ma non vede che oggi funziona tutto alla perfezione?» mi risponde mentre accenna un sorriso e si allontana.
In effetti la signora deve aver ragione, sono tutti felici. Io a trent’anni ho il piacere di fare quello che ho sempre sognato, una lezione agli Studenti di Medicina, e mi pare che anche gli altri stiano vivendo il loro momento di gloria.
Negozi pieni di gente e non sono ancora le otto! Persino la libreria è già aperta e non mi pare vero ma è piena di gente alle casse! «Ma allora non stiamo in crisi!» esclamo ancora ad alta voce.
«Eh no!» mi risponde un signore grassottello e dalla faccia simpatica.
Sarà meglio andare a prendere l’autobus. Altrimenti arriverò in ritardo! Ma anche qui che succede? La fermata è vuota! «Signora scusi, ma c’è sciopero? Non mi dica che pure oggi fanno sciopero?!» domando ad un’anziana sorridente, intenta a leggere un giornale, seduta sulla panchina della fermata dell’autobus, a margine della piazza.
«Giovanotto! Ma le va di scherzare?» mi risponde divertita mentre il Quarantasette arriva puntualissimo, semivuoto e con una scritta luminosissima al LED.
«Buongiorno!» dico all’autista che mi fa entrare.
«Salve!» mi risponde lui con un’aria di serenità. «Lei ha l’abbonamento, vero?»
«Sì, sì! Io sono onesto, mica come il cinquanta percento dei passeggeri, che salgono senza avere il biglietto...»
Intorno a me il gelo.
Tutti interrompono le loro conversazioni e mi fissano attoniti e muti. «La prego, sia più educato e non dica certe scemenze!» ammonisce al mio indirizzo il controllore della vettura, il quale nel frattempo mi raggiunge dal fondo del mezzo per invitarmi a stare più tranquillo.
«Scendo alla prossima, grazie!» riesco a dire tra l’imbarazzo all’autista, che accosta con ogni premura, frena delicatamente, apre gli sportelli e mi saluta augurandomi sincero ogni bene.
«Arrivederci, grazie!» rispondo io un po’ dispiaciuto.
Non riesco a capire proprio cosa stia succedendo: i negozi sono aperti e affollati, come se non fossimo in crisi, la gente è felice quando fino a ieri sera aveva il volto segnato dal malcontento e dalla frustrazione. «Nooo! Persino il giornale gratis oggi!» dico a gran voce mentre, intento a raggiungere l’Università, attraverso il grande parco pubblico dove passo ogni mattina e dove adesso dei ragazzi con la pettorina gialla distribuiscono quotidiani normalmente a pagamento. Cosa mai vista prima!
«Ma è gratuito?» domando stupito mentre una ragazza riccia mi pone in mano una copia.
«Certo!» mi risponde allegra. «Hai bisogno anche di qualche altro giornale, magari per i tuoi colleghi, i tuoi amici?»
«No no, grazie mille! Uno può bastare!» replico io tra la meraviglia.
Io non so se sto impazzendo, se sto diventando dissociato, psicotico, se sto vivendo la realtà vera della vita! Ma come? Fino a ieri la crisi, il PIL che scende, lo spread che sale, la borsa che crolla, i suicidi che aumentano, i servizi che calano, le tasse alle stelle e stamattina? Tutti felici e contenti? Cioè, meglio così, per carità, ma non riesco proprio... «No, non ci credo!» Leggo sbalordito sulla prima pagina: «Giù tutte le imposte, più ossigeno alle imprese che riaprono. Grazie al Decreto approvato questa notte, più possibilità anche per i giovani ricercatori italiani, non più costretti ad emigrare all’estero!» c’è scritto. «Ma dove avranno trovato tutti i soldi che servono?»
Continuo ad essere perplesso.
«Dottore!» esclama il Preside di Facoltà, che si avvicina a me mentre passeggia sorridente. «Anche lei qui a passeggiare? Bravo, proprio bravo!»
«Signor Preside, buongiorno! Che onore poterla incontrare!» riesco ad esclamare, chiedendomi nel frattempo come abbia fatto a riconoscermi, quando, fino a questo momento, ogni volta che lo si incontrava camminava circondato da ventotto o ventinove persone.
«Scommetto che non sa dell’ultimo Decreto Rettorale, non è così?»
«Cosa devo sapere?» chiedo accigliato e frastornato.
«Non sa nulla del concorso in Facoltà per l’assegnazione di dieci posti di Professore Associato a disposizione di giovani ricercatori?»
«Con.. che?» balbetto io disorientato.
«Si documenti, caro, si documenti! E poi passi in Presidenza a depositare la richiesta di partecipazione! Lei è brillante, può farcela. L’aspetto!» afferma sorridente congedandosi da me con confidenza e con una lieve pacca sulla spalla, come per augurarmi di vincere il posto.
«Arrivederci, Preside!» riesco a dire stupefatto.
Già, sono proprio stupefatto, col «sensorio obnubilato» tanto per dirla come i miei amici clinici. Non capisco più niente. Non riconosco neanche questo parco: «Ma è possibile che sia così lucido quando almeno fino a sabato era pieno di cartacce e porcherie varie a terra?» sussurro sottovoce.
«E noi che ci stiamo a fare, scusi?» dice seccato ma divertito un operatore ecologico che mi passa a fianco, insieme alla sua squadra.
Noto che le panchine divelte, piene di ruggine e di scritte oscene sono state sostituite da sedili più comodi e nuovi di zecca. Le fontane, prima piene di acqua stagna e melma, sono tornate a zampillare pulitissime. Poi tutti questi col cane raccolgono i bisogni con cestino, paletta... «Ma che succede oggi? Cose dell’altro mondo!»
Il clochard del parco, oggi vestito di tutto punto e visibilmente sistemato, mi si avvicina dicendomi: «Sa, oggi non le chiedo l’elemosina perché il Governo mi ha appena assegnato un alloggio, mi ha dato da vivere ed io, per parte mia, ho trovato un lavoro».
«Sono molto contento per lei!» gli rispondo. E aggiungo: «E di cosa si occuperà di bello d’ora in poi?»
«Di quello che so fare meglio: di poesia! Sono un poeta che ha passato le sue notti insonni ad ammirare, tra questi vecchi e sudici cartoni, il cielo, la luna e le stelle. Saprà di certo che la notte scorsa c’è stata la luna piena e verso le due o le tre o le quattro – non lo so di preciso perché non ho l’orologio! – ho iniziato a lavorare scrivendo questi versi che le dedico con tutto il cuore, caro giovanotto!» dichiara mentre tira fuori un pezzo di carta che inizia a leggere dopo essersi schiarito la voce, con la stessa serietà e concentrazione con cui ci si accinge a pronunciare il discorso di accettazione del Nobel a Stoccolma.
«Alla notte, si intitola. Stia a sentire:

Non c’è una stella,

eppure la luna, da sé, riesce a dare spettacolo. Questa notte il cielo è un’opera d’arte,
un capolavoro del Creato,
un mistero come sempre da sempre.
Le nubi modulano la luce,
il vento fresco spazza via gli umori,
ed io riesco a sognare
contemplando l’infinito davanti a me.
Ho in mente vite lontane,
nello spazio nel passato e nel futuro,
mentre nuvole passeggere scandiscono il presente disegnando, come onde fiammeggianti,
ciò che immagino guardandole.
Ma i suoni della città che si spegne
interrompono la mia dolce immaginazione:
spero solo di trovare, tornato presto al mio giaciglio, l’occasione di vivere un sogno più vero».

«Straordinario!» riesco a dire trattenendo a stento le lacrime ed applaudendo per la felicità.
Lui, a quel punto: «Grazie, grazie tante! Anch’io sono molto contento per lei! Finalmente oggi ha ottenuto quello che si merita!»
«Ma come fa a saperlo?» chiedo stupito.
«Quando le cose funzionano secondo logica, onestà e giustizia, ognuno deve aspettarsi compiti e ruoli in base alle proprie capacità e alle proprie attitudini. Io l’ho sempre vista andare e venire da quell’Università» afferma l’uomo indicando la fine del parco in cui sorge il Palazzo del mio Ateneo. «Ebbene, lei arriva qui alle otto di mattina e alle otto di sera esce da lì. Crede che tutto questo poi non debba essere ricompensato?» aggiunge sorridendo come per augurarmi buona fortuna.
Ancora scosso dalla commozione suscitata dall’incontro, m’incammino verso il grande edificio dell’Università, che si staglia imponente davanti a me una volta superata la recinzione del parco, che, finalmente, è pulito, curato e fiorito come non mai.
Davanti l’ingresso dell’Ateneo, che improvvisamente ha cambiato aspetto, trovo il solito usciere antipatico, il quale, stranamente, mi accoglie con un ampio sorriso, al contrario di prima, quando era solito praticare modi poco cortesi. Attraverso la nuova porta automatica a vetri e mi incammino verso l’Istituto di Malattie infettive, passando per il corridoio dove un tempo c’erano bacheche e fogliacci di ogni tipo, appesi qua e là, e dove ora trovo monitor informativi e totem touch- screen per la prenotazione degli esami e per il rilascio di certificati in tempo reale.
Arrivo sorridente alla tromba delle scale, intento a prendere l’ascensore che mi porta al Dipartimento. Raggiungo l’ingresso dell’Istituto, apro la porta ed è un trionfo di sorrisi e di «buongiorno!», tutti rivolti a me. Poi mi accorgo che alla fine del corridoio interno c’è una porta con una targa con il mio nome, il mio cognome e la dicitura «Ricercatore confermato». Entro, trovo una stanza in perfetto ordine, munita di scrivania, computer, poltroncine e condizionatore. «È il mio studio, il mio studio! Finalmente il mio studio!» grido tra le lacrime. Questa volta gli occhi sono gonfi di gioia, non di stanchezza. Dietro la scrivania, c’è una grande finestra. La apro. Mi affaccio e guardo la città che non è più la stessa: palazzi ben restaurati, cupole chiare, campanili alti e illuminati da un sole che coi suoi raggi brillanti permea ogni cosa e attraversa ogni finestra, annientando persino quella orrenda stria marrone di smog, che anche l’altro giorno sporcava l’orizzonte e non mi permetteva di inspirare a polmoni pieni l’aria pura, fresca e profumata che mi sta inebriando adesso. «Evviva l’onestà e la giustizia!» urlano i miei pensieri in un tripudio di piacere.

* * *

È già ora di alzarsi, sono le sette. Il pendolo del salottino scandisce il tempo puntuale come se fosse svizzero, mentre questa odiosa marimba della sveglia del telefono ha il suono più metallico di quello che si sente in un’acciaieria. Devo assolutamente cambiare suoneria, ma ci penserò dopo.
Io e i miei soliti, quotidiani problemi di rigidità articolare... Ma ho trent’anni! Possibile che alla mia età sia già così pieno di dolori alla schiena e alle spalle? Sono costretto ad inaugurare come uno straccio questo faticosissimo lunedì mattina!
Più mi guardo allo specchio, più non mi riconosco: sono troppo stanco! E meno male che ho fatto la doccia ieri sera, perché adesso non ho proprio le forze.
L’unica consolazione che mi rimane è il cibo: come diceva quel professore di patologia generale sul cibo? Ah sì, che le endorfine danno piacere! E meno male, perché ho fame e non sto in piedi. Zuccheri, zuccheri, mi servono zuccheri: la «botta» di cortisolo è ancora lontana.
Non capisco come faccio ad essere così disordinato: non è normale che uno di trent’anni debba prepararsi la colazione trovandosi tra i fornelli un trial clinico e un lavoro scientifico sulle endocarditi infettive. Qualcuno mi potrebbe dire: «Hai scelto tu di fare il ricercatore a Malattie infettive e di vivere da solo in affitto!» Lo so, ma mi manca mamma, devo richiamarla più tardi e pregarla di passare un giorno a pulire un po’.
Rimane il fatto che la mattina un buon cappuccino ti rimette al mondo. Vediamo un po’ fuori che tempo fa!
Affacciarmi alla finestra e sorseggiare il cappuccino è una delle cose più belle: mentre il cielo, tra l’azzurro e il grigio, ti invita ad essere sereno e a non abbandonare la speranza – per quel che è possibile in un periodo di crisi economica e soprattutto sociale – dico tra me e me: «Questa notte devo aver fatto un sogno, proprio un bel sogno... E ho tanta voglia di realizzarlo!».

Copyright MATTEO DI VINCENZO 2014