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mercoledì 22 ottobre 2008

Il Cicolano e i briganti protagonisti a "Geo&Geo"

A tutti gli appassionati del Cicolano e agli interessati al brigantaggio muniti di televisore.
Non perdete la puntata di "Geo&Geo" in onda venerdì 24 ottobre 2008 alle ore 18.00 su Rai Tre. Ci sarà per voi una gradita sorpresa...

sabato 18 ottobre 2008

La Grotta del Cavaliere di Alzano scelta da Legambiente

La Grotta del Cavaliere di Alzano, presso Pescorocchiano (Rieti), famoso sito archeologico già oggetto di mostre documentarie, è stata scelta come luogo da salvaguardare nell'ambito del progetto Salvalarte 2008 di Legambiente.
Per capire meglio di cosa si tratta, si invita a partecipare ad un incontro che si terrà sabato 25 ottobre 2008, a partire dalle ore 10.00, presso il piazzale antistante la scuola di Sant'Elpidio di Pescorocchiano.
Per l'occasione, sarà allestita una mostra sui principali monumenti della Valle del Salto, compresa, ovviamente, la Grotta del Cavaliere.
Per ricevere maggiori informazioni in merito, rimando ai siti: http://www.valledelsalto.it/, http://www.gses.it/ e http://www.legambiente.eu/.
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Nell'immagine, il logo ufficiale del programma Salvalarte di Legambiente

domenica 12 ottobre 2008

L'articolo dell'ANSA su "Gli eredi di Vespasiano"

Visto l'interesse di alcuni, che desideravano leggerlo, riporto qui il testo dell'articolo che l'ANSA, la maggiore agenzia giornalistica italiana, dedicò all'uscita del mio libro. Rinnovo i miei personali ringraziamenti all'Autore del pezzo e alla sua Agenzia di stampa.





GLI EREDI DI VESPASIANO, IL ROMANZO DI UN DICIANNOVENNE
(NOTIZIARIO LIBRI)

ANSA - ROMA, 9 FEB - MATTEO DI VINCENZO: 'GLI EREDI DI VESPASIANO - Il romanzo del Cicolano dei giorni nostri' (CENTRO PROGRAMMAZIONE EDITRIALE, pp.160; 10 EURO) - E' doppiamente interessante e particolare - sia per la giovane età del suo autore (appena 19 anni), sia per il contenuto storico-culturale - questo romanzo di Matteo Di Vincenzo "Gli eredi di Vespasiano", liberamente ispirato a luoghi e tradizioni del Cicolano, terra di Equi e briganti tra il Lazio e l'Abruzzo.

La "Svizzera d'Italia", custodita tra maestose montagne coperte da fitti boschi di faggi e castagni, come amava descriverla lo storico e scrittore Cesare Cantù che era solito dilettarsi della sua aria salubre, come prima e dopo di lui hanno fatto personaggi della storia e della cultura: dal grande imperatore romano Vespasiano all'illustre pittore Giorgio De Chirico. Aspre alture sulle quali, già prima della nascita di Roma, avevano marciato gli Equi. E che fu successivamente teatro della resistenza ai Barbari e ai Saraceni, nonchè oggetto del dominio normanno.

"Gli eredi di Vespasiano" è un romanzo storico-fiabesco: una favola che ha tanto finti e di fantasia i suoi personaggi quanto invece reali e pulsanti i luoghi nei quali il romanzo si svolge, rendendo forti e vivi quei valori, quelle tradizioni e quelle bellezze che, invece, il tempo rischia di portare via per sempre. Matteo Di Vincenzo, infatti, pur nella sua giovanissima età, ha saputo ben assorbire e riportare alla luce, con lodevole passione, uno squarcio di storia sulla bellezza e il pregio di questo lembo di terra.

Protagonista del romanzo è il conte Vespasiano Ottorini D'Orlandi, rinomato avvocato e latinista, ormai novantenne, che con la sua devota assistente Alda e il figlio di lei Donato, vive in un palazzo cinquecentesco di Borgo del Forno, nome immaginario che l'autore assegna al reale lembo di terra tra Case del Forno e Brusciano di Fiamignano, terra natale dei suoi nonni e dove Di Vincenzo è solito, sin dalla prima infanzia, tracorrere gran parte delle sue vacanze estive.

L'avanzata età, le non ottime condizioni di salute e la monotonia e la solitudine di un paese che l'emigrazione verso la vicina capitale ha reso smorto e agonizzante, inducono l'anziano conte a riflettere sulla fragilità della vita, il valore e la paura della morte, rendendolo prigioniero di nostalgici ricordi. Ed è per combattere questo infausto destino che il conte decide di organizzare nel borgo una grande festa di ferragosto, richiamando amici e concittadini da tempo lontani, riportando così, anche se solo per alcuni giorni, il Cicolano agli antichi splendori.

Ed è qui che Matteo Di Vincenzo dimostra di aver saputo acquisire e assaporare tutta la saggezza culturare popolare cicolana attraverso una sapiente osservazione con l'occhio attento e l'amore intenso di chi tiene alle proprie radici. Il suo diventa, insomma, un romanzo di denuncia e di appello alle nuove generazioni perchè - come egli stesso scrive nella prefazione - sappiamo raccogliere il testimone "di una staffetta lunga secoli, nata e portata avanti con l'intento di non far cadere nell'oblio questa piccola grande realtà ricca di testimonianze storiche e di scenari meravigliosi" minacciati dal grande cancro che accomuna e affligge tutte le piccole aree montane del nostro Paese: lo spopolamento.

Matteo Di Vincenzo è nato a Tivoli il 17 marzo 1988, dove ha frequentato il Liceo Classico "Amedeo di Savoia" e risiede a Guidonia Montecelio (Roma). Ha collaborato con il settimanale locale "Tiburno" quando aveva 11 anni, con una rubrica cui è andato il premio speciale "Giornalisti in erba 2000". (ANSA).

09-FEB-07 16:27