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domenica 24 marzo 2013

Le idee rivoluzionano davvero la Storia dell’Uomo?


Commento a La vera casa di Caio di Maria Antonietta Coccanari de’ Fornari

Mi è difficile immaginare il protagonista di questa storia vestito con il classico abbigliamento tipico della sua Sicilia: coppola, camicia, giacca e panciotto. Questo perché Caio Argentali di Roccarmasina, nobili genere natus, siciliano classe 1929, è in realtà un personaggio fuori dal tempo e fuori dallo spazio convenzionalmente intesi. Egli vive la sua vita nutrendosi di arte, di passioni ma soprattutto di idee: è teorico e fondatore del M.M.U.U., Movimento Mondiale per l’Umanizzazione dell’Umanità, e lotta idealmente, soprattutto con le armi dell’eloquio, per abbattere la società fondata sull’alienazione auspicando il raggiungimento di una organizzazione non alienante con i tratti del modello comunistico-primitivo. Legge Marx, per un soffio non incontra Che Guevara, ma non è un esponente del Partito Comunista. Caio è molto di più. Caio è un utopista.
Vanta origini aristocratiche, addirittura sostiene di discendere da Carlo Magno per parte di madre, e questo non è casuale: è un brillante richiamo al grande sogno di un’Europa e di un Mondo uniti per il bene dell’Uomo, che è a tutti gli effetti il grande coprotagonista del romanzo. E Caio, che conosce alla perfezione le esperienze della vita umana, soggiornando «quando in hotel lussuosi, quando sbattuto negli orrori delle stazioni» (p. 13) di certo non può deludere le aspettative dell’Imperatore medioevale, che arriva a definire nonno come in procinto di affidarsi ad una sua protezione e ad una sua adozione spirituale. Del resto sarebbe in possesso di un anello appartenuto al grande sovrano, ma tutto ciò si confonde con la leggenda, che permea l’intera vita di Caio, la cui nascita, avvenuta misteriosamente in una grotta sui monti siciliani, sembra più un dettaglio letterario di Esiodo o di Eschilo che di Pirandello.
Eppure Caio conosce bene il Novecento, predica con larghissimo anticipo concetti che avrebbero costituito l’essenza stessa della grande crisi finanziaria, economica e sociale che dal 2007 flagella il Mondo e che vede sempre più alla ribalta ogni tipo di teorici e predicatori.
Il testo, dallo stile elegantissimo, è la perfetta fusione tra intreccio narrativo, contenuti storico-socio-politici validamente provati e riferimenti coltissimi che mostrano, in tutta la sua bellezza, l’ampia sensibilità e la profonda conoscenza dell’Autrice su tematiche relative all’arte, alla scienza e alla dottrine economico-sociali. Del resto appaiono chiari gli elementi autobiografici che la Professoressa Maria Antonietta Coccanari de’ Fornari ha inserito in questo piccolo capolavoro: dalle origini aristocratiche alla condivisione del pensiero di Alfred Adler, l’allievo ribelle di Freud, probabilmente fonte di ispirazione per la Scrittrice.
Tornando alla trama, variamente intrecciata ma mai difficile da seguire, risulta utile anticipare come Caio tenti di realizzare il suo utopico progetto idealistico-politico, costruendo sette case in sette parti del Mondo, ambasciate del sapere che diventano, nella loro stravaganza, catalizzatori culturali di diffusione del suo messaggio politico.
La prima ad essere eretta è una «casa di sghembo» costruita sulle ceneri dell’antico palazzo baronale di famiglia nella terra natìa. La Sicilia di Caio è un’isola ben diversa dalla tipica immagine mediterranea, fatta di sole, marzapane e profumo di limoni. È uno spazio dal sapore mitologico e dal gusto classico, che nulla ha a che vedere con i luoghi di Sciascia. È un paradiso «dal cielo color mare e dal mare color cielo» (p.17), dove comizi cittadini e riunioni «simil-massoniche» si svolgono tra le rovine greche di un labirinto sotterraneo. Ma Caio, disgustato dalla «disumanità del mondo umano» (p.16) va oltre il mare a portare le sue parole e, come un novello Enea, eccolo arrivare in Etiopia, dove in cerca di seguaci, ha occasione di conoscere e praticare l’amore. «Insieme agli altri non fa paura neppure la morte» (p.36) sostiene e per questo cerca di coinvolgere perfino i placidi tibetani, gli abitanti di una terra dove la tranquillità sembra turbata dalla stessa presenza del politologo siciliano in netta contrapposizione di opinioni con l’artista Emilio Gamberani, il vero antieroe del romanzo. Nella fredda Svezia, Caio costruisce una quarta casa e il gelo dell’aria e delle onde del Baltico rappresenta uno stimolo a riappropriarsi della tendenza al realismo. Diviene critico Caio. È per questo che nella successiva tappa, a New York, decide di contribuire fattivamente alla costruzione di un archivio cartaceo, attraverso un lavoro «matto e disperatissimo», che rappresenta una prima artigianale opera anagrafica dell’intera umanità. In Sudamerica conosce il computer e il dissenso. Nel Pacifico, in un’isola dal nome impronunciabile, il vero Amore.
Caio ha costruito diverse case e ha vissuto come una staffetta per «evangelizzare» tutte le terre del Mondo. Che non riconosca in nessuna di queste la sua vera patria? L’Italia, di certo, è ancora importante; a Roma vive un nipote, Angelo, che abita a due passi dalla statua di Giordano Bruno, altro rivoluzionario della Storia. Ma Caio va oltre. Dopo averle viste tutte scopre che la sua vera casa è la coscienza, intesa più come consapevolezza di sé che come tribunale interiore. «È chiaro che la coscienza è la mia vera casa. E ciascuno trovi in essa la sua» si legge a pagina 100.
La vera casa di Caio è un romanzo dove le sole idee creano avventura. È un libro che parla di Umanesimo, opponendosi all’immagine della Firenze del Quattrocento per tendere alla fantascienza improbabile di Asimov e Orwell. Del resto, pur essendo reali e tangibili i problemi descritti con minuzia quasi profetica, appare sbiadito il tratto spazio-temporale della realtà. La stessa Autrice ammette di aver parlato di un «mondo che non c’è».
Stilisticamente è da apprezzare l’anafora delle aggettivazioni che rendono benissimo le immagini. E, in conclusione, desidero definire l’opera mutuando le parole dello stesso protagonista: si tratta di un racconto «bellissimo come inverosimile». Ci insegna che cosa si intenda per utopia. Caio è un utopista, Caio è un sognatore che compie un nòstos, un ritorno alla vera origine e al vero significato ontologico dell’Uomo, mentre noi, hic et nunc, siamo soltanto nel bel mezzo del viaggio.


Matteo Di Vincenzo


Maria Antonietta Coccanari de' Fornari, La vera casa di Caio, Aletti Editore, Villanova di Guidonia 2006, pp. 109, € 14,00

mercoledì 20 marzo 2013

"Il vero potere è il servizio"


Francisco, ànimo y ternura!