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mercoledì 31 dicembre 2014

Santa Chelidonia, la “rondine” di Dio che volò verso Subiaco

Santa Chelidonia in un affresco
nel Sacro Speco di Subiaco (RM)
Il Cicolano, com’è noto, è una terra ricca di asperità e misticismo: ancora oggi sono molteplici le testimonianze del glorioso passato di spiritualità che ha visto in primo piano soprattutto donne forti, tenaci, spose della povertà, protagoniste di durissimi sacrifici e immensamente innamorate di Dio e della Sua Parola.
La più nota e popolare è senz’altro la Santa Baronessa Filippa, ma anche Costanza Mareri, Orinzia Colonna e Persiana Faina abitano ancora nella tradizione del territorio e nella memoria degli anziani della Valle, da sempre accarezzata dal vento della devozione.
Tra queste affascinanti figure femminili la meno conosciuta tra le alture verdi del Salto è senz’altro Santa Chelidonia, assai celebrata a Subiaco (RM), dove nel XVII secolo fu addirittura elevata a Protettrice della Città.
Nacque nel 1077, probabilmente presso Poggio Poponesco, castello situato nelle immediate vicinanze di Fiamignano, ove ancora oggi sorgono una chiesa, delle suggestive rovine medioevali e dove svetta imponente una torre divenuta ormai un simbolo.
Prima dei suoi vent’anni, Cleridonia – «Dono della sorte»: questo doveva essere il suo nome originario prima che fosse attestato Chelidonia (in greco: «rondine») – lasciò la terra di Cicoli, che la tradizione ufficiale indica come suo luogo di nascita, per stabilirsi in una grotta di Morra Ferogna, sui Monti Simbruini, due miglia a Nord-Est di Subiaco.
In questi posti, già tanto cari a Benedetto e Scolastica da Norcia, la Santa cicolana condusse una vita eremitica, fatta solo di contemplazione, preghiera e digiuno.
Tra il 1111 ed il 1122 si recò pellegrina a Roma per visitare le tombe degli Apostoli e di ritorno a Subiaco decise di prendere l’abito benedettino, che le fu consegnato solennemente dal Cardinale Conone, Vescovo di Palestrina.
Rimase nella spelonca sino alla morte, avvenuta nella notte tra il 12 ed il 13 ottobre del 1152.
Fu Papa Eugenio III a elevare Chelidonia agli onori degli altari. Nel Martirologio Romano è riportato al 13 ottobre: «Presso Subiaco nel Lazio, santa Chelidona, vergine: si tramanda che per cinquantadue anni abbia condotto vita solitaria e di estrema austerità servendo Dio solo».
Nel XVI secolo le sue spoglie furono trasportate nel Monastero di Santa Scolastica e il 21 ottobre 1695 fu proclamata Patrona di Subiaco, dove in suo onore si celebrano due feste: il 13 luglio per la traslazione e il 13 ottobre per il transito. Proprio in occasione di questa seconda ricorrenza, durante la processione che ha inizio dalla Basilica di Santa Scolastica viene trasportata un’ampolla contenente il cuore di Chelidonia, reliquia utilizzata per benedire la cittadina e l’intero territorio abbaziale; di notte, poi, i contadini che abitano ai piedi del monte accendono fuochi attorno alla spelonca, quasi a rinnovare la meravigliosa luce che rischiarò quel posto alla sua morte: come il globo luminoso che accompagnò Santa Filippa nella Casa del Cielo, così, secondo la tradizione, dalla spelonca sublacense si innalzò una colonna illuminata che segnò la fine della permanenza terrena della Santa.
Dunque a Subiaco e nel suo circondario è ancora forte e intenso il Culto per questa donna straordinaria, protagonista di un’esistenza storica difficile e interamente dedicata a Dio. Sono in molte in quel territorio a portare questo nome, molti sono gli omaggi alla Tomba della Santa e molte le preghiere recitate dai sublacensi dinanzi all’Effigie affrescata in una parete del Sacro Speco. A Fiamignano, invece, la memoria di questa Rondinella di Dio sembra quasi volata via.[*]



[*] Note bibliografiche:
B. Cignitti, Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova, Roma
P. Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi, Firenze 1977
V. Di Flavio, Donne del Cicolano: Santa Chelidonia, in AA. VV. “Scenari”, n.1 (2004), p. 53.