Santa Chelidonia in un affresco nel Sacro Speco di Subiaco (RM) |
Il Cicolano, com’è
noto, è una terra ricca di asperità e misticismo: ancora oggi sono molteplici
le testimonianze del glorioso passato di spiritualità che ha visto in primo
piano soprattutto donne forti, tenaci, spose della povertà, protagoniste di
durissimi sacrifici e immensamente innamorate di Dio e della Sua Parola.
La più nota e
popolare è senz’altro la Santa Baronessa Filippa, ma anche Costanza Mareri,
Orinzia Colonna e Persiana Faina abitano ancora nella tradizione del territorio
e nella memoria degli anziani della Valle, da sempre accarezzata dal vento
della devozione.
Tra queste
affascinanti figure femminili la meno conosciuta tra le alture verdi del Salto
è senz’altro Santa Chelidonia, assai celebrata a Subiaco (RM), dove nel XVII secolo fu
addirittura elevata a Protettrice della Città.
Nacque nel 1077,
probabilmente presso Poggio Poponesco, castello situato nelle immediate
vicinanze di Fiamignano, ove ancora oggi sorgono una chiesa, delle suggestive
rovine medioevali e dove svetta imponente una torre divenuta ormai un simbolo.
Prima dei suoi vent’anni,
Cleridonia – «Dono della sorte»: questo doveva essere il suo nome originario prima
che fosse attestato Chelidonia (in greco: «rondine») – lasciò la terra di
Cicoli, che la tradizione ufficiale indica come suo luogo di nascita, per
stabilirsi in una grotta di Morra Ferogna, sui Monti Simbruini, due miglia a
Nord-Est di Subiaco.
In questi posti,
già tanto cari a Benedetto e Scolastica da Norcia, la Santa cicolana condusse
una vita eremitica, fatta solo di contemplazione, preghiera e digiuno.
Tra il 1111 ed il
1122 si recò pellegrina a Roma per visitare le tombe degli Apostoli e di
ritorno a Subiaco decise di prendere l’abito benedettino, che le fu consegnato
solennemente dal Cardinale Conone, Vescovo di Palestrina.
Rimase nella spelonca sino alla morte, avvenuta nella notte
tra il 12 ed il 13 ottobre del 1152.
Fu Papa Eugenio III a elevare Chelidonia agli onori degli
altari. Nel Martirologio
Romano è riportato al 13 ottobre: «Presso
Subiaco nel Lazio, santa Chelidona, vergine: si tramanda che per cinquantadue
anni abbia condotto vita solitaria e di estrema austerità servendo Dio solo».
Nel XVI secolo le sue spoglie furono trasportate nel Monastero di Santa Scolastica e il 21 ottobre 1695 fu proclamata Patrona di Subiaco, dove in suo onore si
celebrano due feste: il 13 luglio per la traslazione e il 13 ottobre per il
transito. Proprio in
occasione di questa seconda ricorrenza, durante la processione che ha inizio
dalla Basilica di Santa Scolastica viene trasportata un’ampolla contenente il
cuore di Chelidonia, reliquia utilizzata per benedire la cittadina e l’intero
territorio abbaziale; di notte, poi, i contadini che abitano ai piedi del monte
accendono fuochi attorno alla spelonca, quasi a rinnovare la meravigliosa luce
che rischiarò quel posto alla sua morte: come il globo luminoso che accompagnò
Santa Filippa nella Casa del Cielo, così, secondo la tradizione, dalla spelonca
sublacense si innalzò una colonna illuminata che segnò la fine della permanenza
terrena della Santa.
Dunque a Subiaco e nel suo circondario è ancora forte e intenso il Culto
per questa donna straordinaria, protagonista di un’esistenza storica difficile
e interamente dedicata a Dio. Sono in molte in quel territorio a portare questo
nome, molti sono gli omaggi alla Tomba della Santa e molte le preghiere
recitate dai sublacensi dinanzi all’Effigie affrescata in una parete del Sacro
Speco. A Fiamignano, invece, la memoria di questa Rondinella di Dio sembra
quasi volata via.[*]
[*] Note bibliografiche:
B. Cignitti, Bibliotheca Sanctorum, Città
Nuova, Roma
P. Bargellini, Mille
santi del giorno, Vallecchi, Firenze 1977
V. Di
Flavio, Donne
del Cicolano: Santa Chelidonia, in AA. VV. “Scenari”, n.1 (2004), p. 53.